Aggiornamenti in Cardiologia
Aggiornamento in Medicina
La terapia con defibrillatore cardioverter impiantabile ( ICD ) migliora la sopravvivenza nei pazienti con ridotta frazione di eiezione ventricolare sinistra ( FEVS ) dopo infarto miocardico acuto ( IMA ).
Sebbene il rischio di morte cardiaca improvvisa sia più alto nel primo mese dopo infarto miocardico acuto, non vi è alcun beneficio di sopravvivenza dall'impianto precoce del defibrillatore cardioverter impiantabile, e il lasso di tempo ottimale deve ancora essere stabilito.
Pertanto, si è determinato quale percentuale di pazienti post-infarto miocardico acuto ha migliorato la funzione ventricolare sinistra a tal punto che l'indicazione per il defibrillatore cardioverter impiantabile non era più presente.
I pazienti ricoverati per infarto miocardico acuto con frazione di eiezione ventricolare sinistra ridotta ( 40% o meno ) erano eleggibili per l'inclusione nello studio. Gli esami ecocardiografici ripetuti sono stati eseguiti ai giorni 5, a 1 mese e a 3 mesi dopo infarto miocardico acuto.
Sono stati inclusi in modo prospettico 100 pazienti con frazione di eiezione ventricolare sinistra del 31% dopo infarto miocardico acuto.
A 1 mese di follow-up, il 55% ha presentato una frazione di eiezione ventricolare sinistra maggiore del 35%.
Il principale miglioramento della frazione di eiezione ventricolare sinistra si è verificato entro il 1° mese.
La differenza media nella frazione di eiezione ventricolare sinistra nel corso dei 2 mesi successivi è stata piccola, 1.9 unità percentuali.
Nel corso delle prime 9 settimane, il 10% dei pazienti ha sofferto di aritmie pericolose per la vita.
In conclusione, la maggior parte dei pazienti ha presentato una frazione di eiezione ventricolare sinistra migliore dopo infarto miocardico acuto, e nella maggior parte dei casi il miglioramento è stato confermato dopo 1 mese, il che implica che un ulteriore ritardo nell’impianto del defibrillatore cardioverter impiantabile non può essere giustificato.
Aritmie pericolose per la vita si sono verificate nel 10% dei pazienti, evidenziando l'alto rischio di morte cardiaca improvvisa in questa popolazione. ( Xagena 2014 )
Sjöblom J et al, Circulation 2014;130:743-748
Cardio2014