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La malattia renale, i punteggi del rischio Framingham, gli eventi cardiaci e la mortalità


Le equazioni di Framingham sono state sviluppate per predire la malattia coronarica. Non è nota l'influenza della malattia renale cronica sulla capacità predittiva di queste equazioni.

Ricercatori del Tufts-New England Medical Center a Boston hanno studiato soggetti senza una preesistente malattia cardiovascolare, di età compresa tra 45 e 74 anni, partecipanti a due studi: Atheriosclerosis Risk in Communities, e Cardiovascular Health Study.
Mediante l'uso di modelli di Cox è stato valutato il rischio a 5 anni di coronaropatia e di mortalità associata sia alla malattia renale cronica che al punteggio di rischio secondo Framingham, ed il rischio assoluto di eventi causati dalla malattia renale.

Il punteggio del rischio secondo Framingham è stato in grado di predire gli eventi cardiaci e la mortalità in tutti i sottogruppi, mentre la malattia renale prediceva gli eventi cardiaci e la malattia in tutti i sottogruppi ad eccezione degli eventi cardiaci nelle donne di razza bianca.

Dopo aggiustamento per i tradizionali fattori di rischio, l'aumento degli eventi cardiaci e della mortalità per 1000 persone-anno, attribuibile alla malattia renale è stato di 4.3 e 13.7 per gli uomini di razza bianca, 16.1 e 40.5 per gli uomini afro-americani, 1.2 e 5.8 per le donne bianche e 13.6 e 14.2 per le donne afro-americane, rispettivamente.

Considerando la popolazione degli Stati Uniti, questo ha rappresentato un addizionale di 17.000 e 12.000 eventi cardiaci, e 63.000 e 19.000 morti per anno tra le persone di razza bianca e di razza afro-americana, rispettivamente.

La percentuale di mortalità attribuibile alla malattia renale, al diabete e al fumo, è risultata comparabile.

Lo studio ha dimostrato che la malattia renale cronica rappresenta un importante predittore di eventi cardiaci e di mortalità , particolarmente negli afro-americani, ma non migliora la capacità delle equazioni di Framingham.di predire l'outcome. ( Xagena2007 )

Weiner DE et al, Am J Med 2007; 120: 552.e1-552.e8

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