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La prognosi meno favorevole dopo IMA nelle donne rispetto agli uomini è spiegata principalmente dalle differenze di età


Si ritiene che le donne abbiano una più alta mortalità precoce dopo infarto miocardico acuto ( IMA ) rispetto agli uomini, ma diversi studi non hanno mostrato nessuna differenza tra i due sessi.

Uno studio condotto da Ricercatori dell’University Medical Center di Utrecht, in Olanda, ha esaminato le differenze per sesso riguardo all’outcome ( esito ) di breve e di lungo periodo dopo infarto miocardico acuto.

Lo studio di coorte ha preso in esame 21.565 pazienti con un primo infarto miocardico acuto ospedalizzato.

L’incidenza di mortalità nel breve e nel lungo periodo è risultata significativamente più alta tra le pazienti donne che tra gli uomini ( hazard ratio, HR a 28 giorni = 1.70; HR a 5 anni = 1.52 ).

Dopo aggiustamento per età, la differenza del rischio si è attenuata a 28 giorni ( HR = 1.11 ) e si è invertita a favore delle donne ( HR = 0.94 ).

I Ricercatori hanno anche analizzato le differenze tra i 2 sessi riguardo alle procedure di riperfusione.
L’analisi è stata compiuta su 1.176 pazienti che sono stati sottoposti a terapia di riperfusione acuta ( angioplastica / trombolisi ).

Sono state riscontrate differenze tra i sessi non statisticamente significative ( HR a 28 giorni = 1.06; HR a 5 anni = 0.82 ).

Lo studio ha mostrato che la prognosi non favorevole nel breve e nel lungo periodo nelle donne dopo un infarto miocardico acuto, rispetto agli uomini, può essere spiegata nella maggioranza dei casi da differenze di età , mentre le differenze nella co-morbidità, nell’origine e nella localizzazione dell’infarto e nel tipo di terapia di riperfusione adottata sembrano avere una scarsa importanza. ( Xagena2006 )

Koek HL et al, Am J Cardiol 2006; 98: 993-999

Cardio2006



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