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Ottimizzazione nell’uso dei beta-bloccanti nella malattia coronarica


I beta-bloccanti, anche detti antagonisti del beta-adrenocettore, forniscono benefici multipli nei pazienti con malattia coronarica.

Le lineeguida AHA/ACC 2001 ( American Heart Association e American College of Cardiology ) per la prevenzione secondaria dell’infarto miocardico, hanno raccomandato di eseguire il blocco dell’adrenocettore in tutti i pazienti postinfartuati, e di continuare la terapia in modo indefinito.

L’Atenololo ( Tenormin ) ed il Metoprololo ( Lopresor ) hanno mostrato di ridurre la mortalità vascolare durante la fase acuta dell’infarto miocardico.

Nel periodo postinfartuale, il Timololo ( Blocadren ) ha ridotto la mortalità nel Norwegian Multicenter Study ed il Propranololo ( Inderal ) è risultato associato ad una riduzione del 26% della mortalità nello studio BHAT.

La terapia con beta-bloccanti porta ad una riduzione della domanda di ossigeno da parte del miocardio, risultando anche efficace nel trattamento dell’angina pectoris.

Nello studio CAST la terapia con beta-bloccanti era associata ad una significativa riduzione della morte aritmica o dell’arresto cardiaco.

Negli studi EMIAT e CAMIAT è stato osservato un beneficio riguardo alla mortalità, e ridotta morte aritmica, nei pazienti che avevano assunto l’Amiodarone ( Cordarone ) in combinazione con i beta-bloccanti, rispetto ai pazienti, trattati solamente con Amiodarone.

Negli studi con pazienti postinfartuati ed impiego di defibrillatori impiantabili, AVID e MUSTT, la terapia con antagonisti del beta-adrenocettore era indipendentemente associata a migliorata sopravvivenza totale.

Le lineeguida AHA/ACC raccomandano l’uso dei beta-bloccanti in tutti i pazienti sintomatici con disfunzione ventricolare sinistra.
Nello studio MERIT-HF, il Metoprololo ha ridotto del 34% la mortalità generale; il Bisoprololo ( Concor ) era associato ad una diminuita mortalità del 34% nello studio CIBIS-II, ed il Carvedilolo ( Dilatrend ) ha prodotto una riduzione della mortalità del 35% nello studio COPERNICUS.

I beta-bloccanti riducono la mortalità perioperatoria nei pazienti sottoposti a chirurgia cardiaca e non-cardiaca.

I beta-bloccanti non dovrebbero essere somministrati in caso di grave bradicardia, blocco atrio-ventricolare ad alto grado, marcata disfunzione del nodo del seno ed esacerbazione acuta di insufficienza cardiaca.
Molti degli effetti indesiderati dei beta-bloccanti non sono però stati riscontrati negli studi clinici di ampie dimensioni.

I beta-bloccanti differiscono tra loro riguardo alla selettività recettoriale, all’affinità recettoriale, alla lipofilicità e all’attività simpaticomimetica intrinseca.

Gli antagonisti dei beta-adrenocettori sono generalmente ben tollerati. ( Xagena2005 )

Ellison KE, GandhiG, Drugs 2005; 65: 787-797


Cardio2005 Farma2005


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