Aggiornamenti in Cardiologia
Aggiornamento in Medicina
I Ricercatori del CHARM Echocardiographic Substudy-CHARMES hanno verificato l’ipotesi che la disfunzione diastolica fosse un importante predittore di morte cardiovascolare o di ospedalizzazione per insufficienza cardiaca nel sottogruppo di pazienti con frazione d’eiezione inferiore al 40%, che partecipavano allo studio CHARM-Preserved.
I pazienti sono stati classificati in uno dei 4 gruppi di funzione diastolica: normalità, anormalità di rilasciamento ( disfunzione lieve ), pseudonormale ( disfunzione moderata ) e restrittiva ( disfunzione grave ).
Hanno preso parte allo studio 312 pazienti di età media 66 anni con frazione d’eiezione media del 50%; il 34% erano donne.
Il periodo osservazionale medio è stato di 18.7 mesi.
La disfunzione diastolica è stata riscontrata nel 67% dei pazienti classificati ( n = 293 ), ed il 44% presentava disfunzione diastolica di grado moderato e grave.
La disfunzione diastolica moderata e grave era associata ad un outcome ( risultato ) non favorevole rispetto alla disfunzione diastolica normale e lieve ( 18% versus 5%; p < 0.01 ).
La disfunzione diastolica, l’età, il diabete, un precedente scompenso cardiaco e la fibrillazione atriale erano predittori univariati di outcome.
All’analisi multivariata, la disfunzione diastolica moderata ( hazard ratio, HR = 3.7 ) e quella grave ( HR = 5.7 ) sono rimasti i soli predittori indipendenti ( p = 0.003 ).
Evidenza obiettiva di disfunzione diastolica è stata riscontrata nei due terzi dei pazienti con insufficienza cardiaca e funzione sistolica preservata.
La disfunzione diastolica moderata e grave, che è stata riscontrata in meno della metà dei pazienti era in grado di predire l’outcome non favorevole.
I risultati dello studio hanno dimostrato il significato prognostico della disfunzione diastolica nei pazienti con scompenso cardiaco e funzione sistolica preservata. ( Xagena2007 )
Persson H et al, J Am Coll Cardiol 2007; Published online
Cardio2007