Aggiornamenti in Cardiologia
Aggiornamento in Medicina
Il significato prognostico della sincope non è stato analizzato in modo sistematico nella cardiomiopatia ipertrofica e le strategie di trattamento si basano in larga parte su intuizione ed esperienza.
Uno studio ha valutato la relazione tra sincope e morte improvvisa in 1.511 pazienti consecutivi con cardiomiopatia ipertrofica.
Una sincope non-spiegata ( n=153 ) o neuro-mediata ( n=52 ) è stata osservata in 205 pazienti ( 14% ).
Nel corso di un periodo medio di follow-up di 5.6 anni, 74 pazienti sono andati incontro a morte improvvisa.
Il rischio relativo di morte improvvisa è stato di 1.78 ( P=0.08 ) nei pazienti con sincope non-spiegata e 0.91 ( P=1.0 ) in quelli con sincope neuro-mediata, rispetto ai pazienti senza sincope.
Nell’analisi a variabili multiple, la vicinanza temporale della sincope non-spiegata alla valutazione iniziale del paziente è risultata indipendentemente associata a rischio di morte improvvisa ( P=0.006 ).
I pazienti con sincope non-spiegata nei 6 mesi precedenti alla valutazione iniziale hanno mostrato un aumento del rischio di 5 volte rispetto ai pazienti senza sincope ( hazard ratio aggiustato, HR=4.98 ), una relazione mantenuta in tutti i gruppi di età ( inferiore a 18, da 18 a 39 e maggiore o uguale a 40 anni ).
I pazienti più anziani ( maggiore o uguale a 40 anni ) con episodi remoti di sincope ( maggiore di 5 anni prima della valutazione iniziale ) non hanno mostrato un aumento del rischio di morte improvvisa ( hazard ratio aggiustato, HR=0.38 ).
In conclusione, in questa ampia coorte di pazienti con cardiomiopatia ipertrofica, la sincope non spiegata è risultata essere un fattore di rischio per la morte improvvisa.
I pazienti con eventi sincopali verificatisi in prossimità temporale alla valutazione iniziale hanno mostrato un rischio sostanzialmente più elevato di morte improvvisa rispetto ai pazienti senza sincope.
I pazienti di età più avanzata con eventi sincopali remoti non hanno mostrato un aumento del rischio. ( Xagena2009 )
Spirito P et al, Circulation 2009;119: 1703-1710
Cardio2009