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Determinanti e conseguenze delle variazioni della funzionalità renale con terapia bloccante l'aldosterone nei pazienti con scompenso cardiaco dopo infarto miocardico


E' stato valutato l'effetto dell'antagonista selettivo dei recettori mineralcorticoidi Eplerenone ( Inspra ) sulla funzione renale, e l'interazione tra i cambiamenti della funzione renale e i successivi esiti cardiovascolari nei pazienti con insufficienza cardiaca e disfunzione sistolica ventricolare sinistra dopo un infarto miocardico acuto nello studio EFESO ( Eplerenone Post-Acute Myocardial Infarction Heart Failure Efficacy and Survaival Study ).

I cambiamenti seriali della velocità di filtrazione glomerulare stimata ( eGFR ) erano disponibili per 5.792 pazienti durante 24 mesi di follow-up.

I pazienti assegnati ad Eplerenone hanno avuto un calo di eGFR con una differenza media aggiustata di -1.4 ml/min-1 /1.73 m-2 rispetto al placebo ( P minore di 0.0001 ), un effetto che è apparso entro il primo mese ( -1.3 ml/min-1 /1.73 m-2 ) e si è mantenuto per tutto lo studio.

Complessivamente, 914 pazienti hanno avuto un calo di eGFR maggiore al 20% nel primo mese, 16.9% e 14.7% nel gruppo Eplerenone e placebo, rispettivamente ( odds ratio, OR=1.15; P=0.017 ).

All'analisi multivariata, fattori determinanti di questa riduzione iniziale di eGFR sono stati il sesso femminile, età maggiore o pari a 65 anni, fumo, frazione di eiezione ventricolare sinistra minore del 35% e uso di Eplerenone e diuretico dell'ansa.

Una diminuzione iniziale di eGFR maggiore del 20% è stata associata a esiti cardiovascolari sfavorevoli indipendentemente da eGFR basale e dall'uso di Eplerenone, che ha mantenuto i suoi benefici prognostici anche in queste circostanze.

In conclusione, nei pazienti con insufficienza cardiaca dopo infarto miocardico acuto e dopo aver ricevuto assistenza medica standard, un calo iniziale di eGFR non è raro ed è associato ad una cattiva prognosi a lungo termine.
Eplerenone ha determinato una riduzione iniziale di eGFR moderatamente più frequente, che non ha modificato il suo beneficio clinico sugli esiti cardiovascolari. ( Xagena2012 )

Rossignol P et al, Circulation 2012; 125: 271-279


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