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Le nuove linee guida Usa sulla riduzione del colesterolo


Nel 2001 l’Adult Treatment Panel III ( ATP III ) del Committee del National Cholesterol Education Program ( NCEP ) aveva stilato le linee guida riguardo alla riduzione dei livelli di colesterolo nei pazienti a rischio di infarto miocardico.

Da allora sono stati pubblicati 5 studi clinici di grandi dimensioni, i cui risultati hanno indotto il Comitato ad aggiornare le lineeguida :

- Heart Protection Study ( HPS );

- Prospective Study of Pravastatin in the Elderly at Risk ( PROSPER );

- Antihypertensive and Lipid Lowering Treatment to Prevent Heart Attack Trial-Lipid Lowering Trial ( ALLHAT-LLT );

- Anglo-Scandinavian Cardiac Outcome Trial-Lipid Lowering Arm ( ASCOTT – LLA );

- Pravastatin or Atorvastatin Evaluation and Infection-Thrombolysis in Myocardial Infarction ( PROVE IT-TIMI 22 ).

Le nuove linee guida sono state approvate dal National Heart, Lung, and Blood Institute ( NHLBI ), dall’American College of Cardiology e dall’American Heart Association.


Aggiornamento delle principali raccomandazioni:


A) Pazienti ad alto e a rischio molto-alto

Per i pazienti ad alto rischio, l’obiettivo rimane un livello di colesterolo-LDL inferiore a 100 mg/dL, ma per i pazienti a rischio molto elevato dovrebbero essere raggiunti livelli inferiori a 70 mg/dL.

Per i pazienti a rischio molto alto, i cui livelli sono già sotto 100 mg/dL, esiste un’opzione per l’impiego della terapia farmacologica con l’obiettivo di raggiungere livelli al di sotto di 70 mg/dL.

Per i pazienti ad alto rischio, i dati emersi dagli studi clinici indicano di abbassare la soglia di colesterolo-LDL al di sotto dei 100 mg/dL o anche a valori maggiori, con la raccomandazione di trattare farmacologicamente anche i pazienti ad alto rischio il cui valore di colesterolo-LDL è compreso tra 100 e 129 mg/dL.

Nelle precedenti lineeguida ( ATP III ) la soglia di colesterolo-LDL per la terapia farmacologi ca nei pazienti ad alto rischio era posta a 130 mg/dL. Il trattamento farmacologico tra i valori 100 e 129 mg/dL era opzionale.

L’NCEP definisce i pazienti ad alto rischio come quelli che hanno malattia coronarica, o malattia vascolare periferica o nel distretto cerebrale, o diabete, o fattori di rischio multipli ( es. fumo, ipertensione ) con una probabilità superiore al 20% di essere colpiti da infarto miocardico entro 10 anni.

I pazienti a rischio molto alto sono quelli che presentano una malattia cardiovascolare associata ad altri fattori di rischio ( soprattutto diabete ) o a fattori di rischio gravi o scarsamente controllati ( es. fumo ), o sindrome metabolica ( un’insieme di fattori di rischio correlati all’obesità, tra cui alti livelli di trigliceridi e bassi livelli di HDL ).
Anche i pazienti ospedalizzati per sindromi coronariche acute o per infarto miocardico sono da considerare pazienti a rischio elevato.


B) Pazienti a rischio moderatamente-alto

Per i pazienti a rischio moderatamente-alto, i livelli di colesterolo LDL dovrebbero essere al di sotto di 130 mg/dL ma i dati emersi dagli studi clinici indicano livelli ancora più bassi, al di sotto di 100 mg/dL.
I soggetti che hanno livelli compresi tra 100 e 129 mg/dL dovrebbero essere trattati farmacologicamente.

I pazienti a rischio moderatamente alto sono quelli che hanno fattori di rischio multipli ( due o più ) per la malattia coronarica associati ad un rischio del 10-20% di infarto miocardico entro 10 anni.


Per i pazienti ad alto rischio e a rischio moderatamente-alto, l’intensità della terapia ipocolesterolemizzante deve essere sufficiente a raggiungere almeno il 30-40% di riduzione dei livelli di colesterolo-LDL.

Questo obiettivo può essere raggiunto assumendo le statine o un’associazione di una statina, a basso dosaggio, con altri farmaci ( Acido Nicotinico, resine che legano i sali biliari, Ezetimibe ) o con prodotti alimentari contenenti steroli o stanoli vegetali.


C) Pazienti a rischio basso-moderato

Le persone a più basso rischio sono quelle con due o più fattori di rischio, ed un rischio di infarto miocardico a 10 anni inferiore al 10%, o i soggetti con fattori di rischio 0-1.

I più recenti studi non indicano cambiamenti delle indicazioni rispetto alle ultime linee guida.( Xagena2004 )


Fonte: NHLBI


Cardio2004


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