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PCI guidata da riserva di flusso frazionale versus terapia medica nella malattia coronarica stabile


Il trattamento iniziale di scelta per i pazienti con coronaropatia stabile è la migliore terapia medica disponibile.

È stato ipotizzato che nei pazienti con stenosi funzionalmente significative, determinate con misurazioni della riserva di flusso frazionale, l’intervento coronarico percutaneo ( PCI ) più la migliore terapia medica disponibile possano essere superiori alla sola terapia medica.

Nei pazienti con malattia coronarica stabile per i quali è stato preso in considerazione l’intervento coronarico percutaneo, sono state valutate tutte le stenosi misurando la riserva di flusso frazionale ( FFR ).

I pazienti nei quali almeno una stenosi è risultata funzionalmente significativa ( FFR inferiore o uguale a 0.80 ) sono stati assegnati in maniera casuale a procedura PCI con riserva di flusso frazionale più migliore terapia medica disponibile ( gruppo intervento coronarico ) o alla sola migliore terapia medica disponibile ( gruppo terapia medica ).

I pazienti nei quali tutte le stenosi hanno mostrato una riserva di flusso frazionale superiore a 0.80 sono stati inseriti in un registro e hanno ricevuto la migliore terapia medica disponibile.

L’endpoint primario era un composito di decesso, infarto del miocardio o rivascolarizzazione urgente.

Il reclutamento è stato interrotto prematuramente dopo l’arruolamento di 1.220 pazienti ( 888 sottoposti a randomizzazione e 332 inclusi nel registro ) a causa di una significativa differenza tra i gruppi nella percentuale di pazienti che avevano manifestato un evento dell’endpoint primario: 4.3% nel gruppo intervento coronarico e 12.7% nel gruppo terapia medica ( hazard ratio con intervento coronarico percutaneo, HR=0.32; P inferiore a 0.001 ).

La differenza è stata determinata da un tasso inferiore di rivascolarizzazioni urgenti nel gruppo intervento coronarico che nel gruppo terapia medica ( 1.6% vs 11.1%; HR=0.13; P inferiore a 0.001 ); in particolare, nel gruppo intervento percutaneo, meno rivascolarizzazioni urgenti sono state causate da un infarto miocardico o evidenze di ischemia nell’elettrocardiogramma ( HR=0.13; P inferiore a 0.001 ).

Tra i pazienti inclusi nel registro, il 3.0% è andato incontro a un evento dell’end-point primario.

In conclusione, nei pazienti con malattia coronarica stabile e stenosi funzionalmente significative, l’intervento coronarico percutaneo più la migliore terapia medica, rispetto alla sola migliore terapia medica disponibile, ha ridotto la necessità di rivascolarizzazione urgente.
Nei pazienti senza ischemia, l’esito è apparso favorevole con la sola migliore terapia medica disponibile. ( Xagena2012 )

De Bruyne B et al, N Engl J Med 2012; 367: 991-1001


Cardio2012



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