Aggiornamenti in Cardiologia
Aggiornamento in Medicina
La terapia statinica è associata a importanti benefici per i pazienti a rischio di malattia cardiovascolare o con malattia cardiovascolare definita.
C'è un interesse globale nel comprendere se il dosaggio intensivo di statine possa produrre maggiori effetti terapeutici.
È stata condotta una meta-analisi di studi clinici randomizzati per determinare se il dosaggio intensivo sia clinicamente importante.
Sono stati identificati 10 studi clinici randomizzati per un totale di 41.778 partecipanti.
I pazienti negli studi sono stati seguiti per una media di 2.5 anni.
Non sono stati osservati effetti statisticamente significativi sulla mortalità per tutte le cause [ rischio relativo, RR=0.92, P=0.14, I(2)=38% ] o decessi per malattia cardiovascolare [ RR=0.89, P=0.07, I(2)=34% ].
Quando è stato valutato l'endpoint composito globale di decesso per coronaropatia più infarto del miocardio non-fatale è emerso un effetto protettivo significativo delle statine a dosaggio intensivo ( RR=0.90, P inferiore o uguale a 0.0001, I(2)=0% ).
Sono stati inoltre osservati un effetto significativo sull'infarto del miocardio non-fatale ( RR=0.82, P inferiore o uguale a 0.0001, I(2)=0% ) e una riduzione significativa nell'esito composito di ictus fatali e non-fatali ( esclusi attacchi ischemici transitori ) riportati in 10 studi clinici randomizzati [ RR=0.86, P=0.006, I(2)=0% ].
Un'analisi di sottogruppo di 3 studi che hanno esaminato pazienti con sindrome coronarica acuta ha messo in luce effetti significativi sulla mortalità per tutte le cause ( RR=0.75, P=0.005, I(2)=0% ) e su quella per malattia cardiovascolare [ RR=0.74, P=0.013, I(2)=0% ] con il dosaggio intensivo.
Un'indagine più approfondita ha fatto emergere che l'evidenza per la mortalità per malattia coronarica più infarto del miocardio non-fatale è conclusiva, mentre quella per la sola mortalità per malattia cardiovascolare non lo è ancora.
In conclusione, i dati disponibili suggeriscono che la terapia intensiva con statine riduce il rischio di eventi non-fatali e potrebbe avere un ruolo nel ridurre la mortalità. ( Xagena2011 )
Mills EJ et al, Eur Heart J 2011; 32: 1409-1415
Cardio2011 Farma2011