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Uso di bifosfonati e prevalenza di calcificazione valvolare e vascolare nelle donne


È stato condotto uno studio allo scopo di determinare se una terapia a base di bifosfonati azotati fosse associata alla prevalenza di calcificazione cardiovascolare.

Dati sperimentali hanno indicato che i bifosfonati azotati potrebbero limitare la calcificazione cardiovascolare, fattore che ha implicazioni per quanto riguarda la prevenzione della malattia.

La relazione tra utilizzo di bifosfonati azotati e prevalenza di calcificazione, identificata mediante tomografia computerizzata, di valvola aortica, anello della valvola aortica, anulus mitrale, aorta toracica e arteria coronaria, è stata valutata in 3.710 donne coinvolte nello studio MESA ( Multi-Ethnic Study of Atherosclerosis ).

Le analisi sono state stratificate per età, a causa di una significativa interazione tra età e uso di bifosfonati azotati ( p per l’interazione: calcificazione della valvola aortica p minore di 0.0001; anello della valvola aortica p minore di 0.0001; anulus mitrale p=0.002; aorta toracica p minore di 0.0001; arteria coronaria p=0.046 ).

Dopo aggiustamento, l’utilizzo di bifosfonati azotati è risultato associato a una minore prevalenza di calcificazioni cardiovascolari nelle donne di età uguale o superiore ai 65 anni ( rapporto di prevalenza: calcificazione della valvola aortica 0.68; anello della valvola aortica 0.65; anulus mitrale 0.54; aorta toracica 0.69; arteria coronaria 0.89 ), mentre la prevalenza di calcificazione è aumentata con l’uso di bifosfonati azotati nelle 2.181 donne di età inferiore a 65 anni ( rapporto di prevalenza: calcificazione della valvola aortica 4.00; anello della valvola aortica 1.92; anulus mitrale 2.35; aorta toracica 2.17; arteria coronaria 1.23 ).

In conclusione, tra le donne coinvolte nello studio MESA, i bifosfonati azotati sono risultati associati a una diminuzione della prevalenza di calcificazione cardiovascolare nelle persone più anziane, ma a un aumento della prevalenza in quelle più giovani.
Sono necessari ulteriori studi per chiarire questi effetti legati all’età. ( Xagena2010 )

Elmariah S et al, J Am Coll Cardiol 2010; 56: 1752-1759


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